giovedì 2 aprile 2009

Sanremo ringrazi Amici e X Factor

Simona Ventura: i talent show hanno riportato l’attenzione sulle canzoni

Simona Ventura rivendica, per la buona riuscita del Festival di Sanremo, il ruolo fondamentale dei cosiddetti talent show, quei programmi che vanno alla ricerca di talenti, che sono anche in grado di lanciarli, com'è accaduto a Marco Carta, a Karima, a Giusi Ferreri: «Sanremo è ridiventato Sanremo grazie a X Factor e Amici», dice Ventura. Come tutti gli ex conduttori della rassegna, non ama parlarne. Per evitare di doverlo fare, la settimana scorsa è persino andata negli Stati Uniti: «Non ho visto il Festival ma ne ho sentito dire bene e sono stata felice per Paolo Bonolis». Però una come lei un'idea se l'è formata, e ieri ha scelto il GT Ragazzi, in onda nel pomeriggio di Raitre, per esprimerla. Lo aveva già fatto Paolo Bonolis, grande epigono del signor Bonaventura, quando alle telecamere dello stesso programma rivelò il suo famoso, o famigerato, compenso: il milione di euro. «I talent show - aggiunge Ventura - hanno permesso che a Sanremo ci fosse più attenzione sulle canzoni».

Ieri Paolo Festuccia su La Stampa ha sottolineato come e qualmente il Festival, ancorché così seguito, ha i conti in rosso lo stesso. D'altronde, la pubblicità diminuisce dappertutto, non c'è motivo che la gara di canzoni sia esclusa dalla tendenza. Tendenza che lo spettatore non nota, perché continua a essere massacrato da spot e sponsor. E sapete come fanno, le aziende televisive, quando vogliono far andare meglio un programma? Gli tolgono volontariamente pubblicità. Magari è andata così anche con il Sanremo 2009, non si può avere tutto. Sarà comunque lieto, Baudo, che, nelle ultime due edizioni, aveva portato meno spettatori ma nessun deficit. Se anche è contento, fa il signore e non lo dice. Neppure Simona Ventura ama parlare di soldi: ma non dicevano una volta i latini che «pecunia non olet»? E parlatene, che diamine. Lei, nel 2004, accanto a Gene Gnocchi e Paola Cortellesi, guidò una manifestazione «povera», con poco denaro da spendere, e comunque faticosissima: c'era lo sciopero delle case discografiche. Un Festival senza i discografici non fu male. Con Tony Renis che chiamò Adriano Celentano mentre Bruno Vespa, che conduceva il DopoFestival, chiamò Apicella. Già allora. Niente di nuovo sotto il sole della tv. La terza serata era stata un disastro, Ventura stava lì, a prendere le bordate di critiche: «Solo i vigliacchi scappano, io la faccia ce la metto sempre, anche quando le cose vanno male. Resterò in piedi, come la polena del Titanic. Non bisogna mica parlare di lutto nazionale».

Il suo mantra era: porterò a casa il programma. Anche grazie a Celentano, ci era riuscita. Chissà come furono i conti. Certo, quell'anno vennero spesi relativamente meno denari, non è assurdo pensare che furono buoni. I talent show, dunque, dietro la riscossa di Sanremo. Maria De Filippi le è simpatica?, chiedono a Ventura i ragazzi del GT: «Moltissimo. Penso che in questo Paese bisognerebbe cominciare ad essere molto più solidali tra noi donne. Dobbiamo fare gruppo. C’è spazio per tutte coloro che lo meritano e che vogliono fare questo lavoro». Ma i «talent» non saranno una fabbrica di illusioni? «Il talent show è importante, ma noi non vogliamo creare degli infelici. Ci sono molti ragazzi talentuosi, ma non tutti sono destinati ad arrivare. Il successo non è una cosa facile, forse noi lanciamo un messaggio sbagliato». Vorrebbe che i suoi figli facessero gli artisti? «Vorrei che i miei figli non fossero dei delinquenti. Nessuno ti dà la patente di buon genitore. Uno cerca di insegnargli il bene e il male... poi chi lo sa. Sto cercando di insegnargli a guadagnare tutto quello che ottengono». Cuore di mamma.

[fonte: lastampa.it]
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