Titolo originale: id.
Nazione: Canada, Francia
Anno: 2007
Genere: horror
Durata: 1h37m
Regia: Pascal Laugier
Sceneggiatura: Pascal Laugier
Fotografia: Stéphane Martin, Nathalie Moliavko-Visotzky
Musiche: Alex Cortés, Willie Cortés
Cast: Morjana Alaoui, Mylène Jampanoï, Catherine Bégin, Patricia Tulasne, Juliette Gosselin, Robert Toupin, Xavier Dolan-Tadros, Mike Chute, Isabelle Chasse, Erika Scott, Jessie Pham, Emilie Miskdjian, Anie Pascale
Trama
Una bambina sta correndo seminuda e visibilmente terrorizzata lungo una strada di periferia. Soccorsa, viene portata in ospedale: si chiama Lucie ed era scomparsa misteriosamente da un anno e non riesce a ricordare nulla di quello che le è accaduto. Pur non portando segni di violenza sessuale, sembra vittima di sofferenze e torture. La polizia cerca indizi nel vecchio mattatoio abbandonato dove la ragazzina è stata rinchiusa per così tanto tempo. Quindici anni dopo, Lucie fa irruzione in una casa in un bosco imbracciando un fucile, inizia a fare fuoco sui componenti di una famiglia che sta facendo tranquillamente colazione. Dà inizio ad una strage.
Recensione
Dopo aver esordito con il raffinato ma soporifero “Saint Ange”, Pascal Laugier realizza uno degli horror più inquietanti e disturbanti degli ultimi anni. Infatti al principio “Martyrs” fu vietato in Francia ai minori di 18 anni, un fatto che non avveniva da circa vent’anni, e solo in seguito al ricorso dei produttori ed alle proteste di attori e registi contrari alla censura, tale divieto fu abbassato ai minori di 16 anni. “Martyrs” trafigge lo spettatore già dai suoi primi fotogrammi: una bambina che scappa urlando e piangendo, ricoperta del suo stesso sangue. Non appena si fa largo l’idea di un’orribile storia di pedofilia, si viene a sapere che in realtà Lucie, questo il suo nome, non ha subito alcun tipo di abuso sessuale, anche se mostra i segni di una incredibile sofferenza. Dagli angoscianti fotogrammi che alternano riprese della polizia nel luogo delle sevizie (puro realismo) a frammenti del periodo di Lucie nell’ospedale (pura angoscia), si salta a quindici anni più tardi, quando la ragazza irrompe in una casa ed inizia la strage (puro terrore).
L’estrema violenza contenuta nelle sequenze all’interno della casa immersa nei tranquilli boschi canadesi non porta ad alcuna catarsi nello spettatore perché vittima della sua ignoranza: quanto sta accadendo è vendetta o follia? Se la prima potrebbe essere giustificata con cinismo (il cinema è luogo di vendetta dai tempi di “C’era una volta il West” e “Ben Hur”), la seconda è al contrario motivo di puro terrore in quanto chiunque può cadere vittima innocente della follia di un disperato. La mano di Laugier è ben evidente e nei momenti della carneficina non lascia nulla al caso. Il regista esaspera le percezioni di lucida follia e predefinita vendetta attraverso una combinazione inquadratura-location asettica ed impersonale che stride in maniera spesso insostenibile su un materiale così violento. Le torture praticate fuori campo, le espressioni di terrore sul volto delle protagoniste (brave entrambe), la violenza fisica non esibita viene però fatta percepire attraverso la consapevolezza che nessuna speranza è possibile quando non c’è segno di umanità.
Determinante l’apporto della fotografia, opera della coppia Stéphane Martin, Nathalie Moliavko-Visotzky. L’ambientazione del Quebec consentiva immagini caratterizzate da una luce livida ed fredd, creando un confine spazio-temporale tra i luoghi degli eventi filmici ed il resto del mondo.
Solo nella parte finale del film viene dato un senso a tutte le martiri ed a tutto il sangue versato durante il massacro. “Martyrs”, ovvero martiri. Pur se il termine “martire” ha da sempre indicato colui che è arrivato a sacrificare la propria vita pur di non sconfessare la propria fede il suo significato etimologico è “testimone”. La testimonianza di qualcosa di sconosciuto, ma che ogni uomo brama di conoscere, si trova all’origine di questa serie di massacri e torture. Il male ha uno fine ed il fine giustifica i mezzi, in nome di un presuntuoso desiderio di conoscenza.
“Martyrs” è un film horror non convenzionale, fuori da ogni paradigma, un condensato di tensione spiazzante, passando da una indefinita storia di fantasmi dal gusto orientale, passando per lo splatter made in USA stile “Hostel” e “Saw”, attraversando il thriller tipicamente italiano (non a caso Laugier afferma che il film è dedicato ad un grande maestro quale Dario Argento) e l’horror domestico già messo in atto in pellicole come la francese “À l’intérieur” e l’americana “The Strangers”, insaporendo però il tutto con elementi filosofico/metafisici. In questo cocktail a base horror, è incredibile constatare che malgrado tutti questi elementi diversi tra loro, “Martyrs” conserva nella sua esasperazione un preciso rigore logico, evitando di diventare un calderone insipido. Un film desolante, violento, gradevolmente amaro per molti, sgradevole ed indigesto per gli altri, intolleranti non solo al terrore visivo della messa in scena, ma all’idea esasperata della sofferenza e del martirio, un’esperienza spesso vicina ad alcune realtà della nostra società. Pascal Laugier è sicuramente consapevole di una cosa: un’ulteriore martire è lo spettatore e la sua sfida è quella di vedere se riuscirà a portare a conclusione il suo martirio personale, perché “Martyrs” è un film difficile ed a tratti insostenibile.
Voto: 88%
Nazione: Canada, Francia
Anno: 2007
Genere: horror
Durata: 1h37m
Regia: Pascal Laugier
Sceneggiatura: Pascal Laugier
Fotografia: Stéphane Martin, Nathalie Moliavko-Visotzky
Musiche: Alex Cortés, Willie Cortés
Cast: Morjana Alaoui, Mylène Jampanoï, Catherine Bégin, Patricia Tulasne, Juliette Gosselin, Robert Toupin, Xavier Dolan-Tadros, Mike Chute, Isabelle Chasse, Erika Scott, Jessie Pham, Emilie Miskdjian, Anie Pascale
Trama
Una bambina sta correndo seminuda e visibilmente terrorizzata lungo una strada di periferia. Soccorsa, viene portata in ospedale: si chiama Lucie ed era scomparsa misteriosamente da un anno e non riesce a ricordare nulla di quello che le è accaduto. Pur non portando segni di violenza sessuale, sembra vittima di sofferenze e torture. La polizia cerca indizi nel vecchio mattatoio abbandonato dove la ragazzina è stata rinchiusa per così tanto tempo. Quindici anni dopo, Lucie fa irruzione in una casa in un bosco imbracciando un fucile, inizia a fare fuoco sui componenti di una famiglia che sta facendo tranquillamente colazione. Dà inizio ad una strage.
Recensione
Dopo aver esordito con il raffinato ma soporifero “Saint Ange”, Pascal Laugier realizza uno degli horror più inquietanti e disturbanti degli ultimi anni. Infatti al principio “Martyrs” fu vietato in Francia ai minori di 18 anni, un fatto che non avveniva da circa vent’anni, e solo in seguito al ricorso dei produttori ed alle proteste di attori e registi contrari alla censura, tale divieto fu abbassato ai minori di 16 anni. “Martyrs” trafigge lo spettatore già dai suoi primi fotogrammi: una bambina che scappa urlando e piangendo, ricoperta del suo stesso sangue. Non appena si fa largo l’idea di un’orribile storia di pedofilia, si viene a sapere che in realtà Lucie, questo il suo nome, non ha subito alcun tipo di abuso sessuale, anche se mostra i segni di una incredibile sofferenza. Dagli angoscianti fotogrammi che alternano riprese della polizia nel luogo delle sevizie (puro realismo) a frammenti del periodo di Lucie nell’ospedale (pura angoscia), si salta a quindici anni più tardi, quando la ragazza irrompe in una casa ed inizia la strage (puro terrore).
L’estrema violenza contenuta nelle sequenze all’interno della casa immersa nei tranquilli boschi canadesi non porta ad alcuna catarsi nello spettatore perché vittima della sua ignoranza: quanto sta accadendo è vendetta o follia? Se la prima potrebbe essere giustificata con cinismo (il cinema è luogo di vendetta dai tempi di “C’era una volta il West” e “Ben Hur”), la seconda è al contrario motivo di puro terrore in quanto chiunque può cadere vittima innocente della follia di un disperato. La mano di Laugier è ben evidente e nei momenti della carneficina non lascia nulla al caso. Il regista esaspera le percezioni di lucida follia e predefinita vendetta attraverso una combinazione inquadratura-location asettica ed impersonale che stride in maniera spesso insostenibile su un materiale così violento. Le torture praticate fuori campo, le espressioni di terrore sul volto delle protagoniste (brave entrambe), la violenza fisica non esibita viene però fatta percepire attraverso la consapevolezza che nessuna speranza è possibile quando non c’è segno di umanità.
Determinante l’apporto della fotografia, opera della coppia Stéphane Martin, Nathalie Moliavko-Visotzky. L’ambientazione del Quebec consentiva immagini caratterizzate da una luce livida ed fredd, creando un confine spazio-temporale tra i luoghi degli eventi filmici ed il resto del mondo.
Solo nella parte finale del film viene dato un senso a tutte le martiri ed a tutto il sangue versato durante il massacro. “Martyrs”, ovvero martiri. Pur se il termine “martire” ha da sempre indicato colui che è arrivato a sacrificare la propria vita pur di non sconfessare la propria fede il suo significato etimologico è “testimone”. La testimonianza di qualcosa di sconosciuto, ma che ogni uomo brama di conoscere, si trova all’origine di questa serie di massacri e torture. Il male ha uno fine ed il fine giustifica i mezzi, in nome di un presuntuoso desiderio di conoscenza.
“Martyrs” è un film horror non convenzionale, fuori da ogni paradigma, un condensato di tensione spiazzante, passando da una indefinita storia di fantasmi dal gusto orientale, passando per lo splatter made in USA stile “Hostel” e “Saw”, attraversando il thriller tipicamente italiano (non a caso Laugier afferma che il film è dedicato ad un grande maestro quale Dario Argento) e l’horror domestico già messo in atto in pellicole come la francese “À l’intérieur” e l’americana “The Strangers”, insaporendo però il tutto con elementi filosofico/metafisici. In questo cocktail a base horror, è incredibile constatare che malgrado tutti questi elementi diversi tra loro, “Martyrs” conserva nella sua esasperazione un preciso rigore logico, evitando di diventare un calderone insipido. Un film desolante, violento, gradevolmente amaro per molti, sgradevole ed indigesto per gli altri, intolleranti non solo al terrore visivo della messa in scena, ma all’idea esasperata della sofferenza e del martirio, un’esperienza spesso vicina ad alcune realtà della nostra società. Pascal Laugier è sicuramente consapevole di una cosa: un’ulteriore martire è lo spettatore e la sua sfida è quella di vedere se riuscirà a portare a conclusione il suo martirio personale, perché “Martyrs” è un film difficile ed a tratti insostenibile.
Voto: 88%
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