venerdì 8 maggio 2009

STATE OF PLAY

state of playTitolo originale: id.
Nazione: Gran Bretagna, USA
Anno: 2009
Genere: thriller
Durata: 2h07m
Regia: Kevin Macdonald
Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan, Tony Gilroy, Billy Ray
Fotografia: Rodrigo Prieto
Musiche: Alex Heffes
Cast: Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Robin Wright Penn, Helen Mirren, Jeff Daniels, Jason Bateman, Maria Thayer, Michael Berresse, Harry Lennix, Michael Jace, LaDell Preston, Brennan Brown


Trama
Cal McAffrey è un giornalista del Washington Globe. Reporter vecchio scuola, Cal ama andare dritto alla fonte, indagando in prima persona. Stephen Collins è stato suo compagno universitario ed è diventato un deputato del congresso degli Stati Uniti a capo di una commissione per la sicurezza nazionale. Quando Sonia Baker, assistente nonché amante di Collins muore sotto un treno della metropolitana in circostanze misteriose, McCaffrey inizierà una serie di indagini private, assieme a Della Frye, giovane blogger del Washington Globe.

Recensione
“State of play” è un thriller politico diretto da Kevin Macdonald, regista dell’interessante “L’ultimo re di Scozia”. Tratto da una serie televisiva inglese di successo, il film sposta l’azione a Washington, luogo di potere per eccellenza. Intrighi politici, interessi economici, ruolo dell’informazione sono gli ingredienti di un thriller appassionante e ben congegnato. Macdonald conferma le sue ottime doti attraverso una regia dinamica ed un attenta analisi delle psicologie dei personaggi ed allo sviluppo della storia contraddistinta da intrighi politici ed interessi economici. Cal McAffrey è un giornalista della vecchia guardia, che ama “sporcarsi le mani di inchiostro”, sempre alla ricerca della notizia attraverso le sue conoscenze ed i suoi informatori. A lui si contrappone Della Frye, fautrice del web 2.0, più immediato e ormai aspetto non più sottovalutato dalle testate giornalistiche. Fondamentale è la figura del giornalismo tra il tradizionale ed il moderno, spesso piegato alle logiche degli utili. Il fine ultimo non è più la ricerca della verità bensì lo scandalo, più propenso a portare lettori ad acquistare i giornali. Inoltre c’è una particolare analisi dei rapporti tra giornalismo e forze dell’ordine il cui cammino spesso si incrocia non senza sgradevoli conseguenze. E’ difficile stabilire il sottile confine fino a dove può spingersi un giornalista nel tenere celate le proprie notizie e le proprie fonti mantenendo all’oscuro di tutto la polizia.
Russel Crowe è la stella del cast di “State of play”, protagonista nei panni di Cal, giornalista bisbetico, propenso alla notizia a tutti i costi, sempre nel rispetto degli individui protagonisti dei suoi scoop. Netto il divario con Ben Affleck, imbalsamato nel suo ruolo di politico. La sua faccia è monoespressiva, perdendo così un’altra occasione di dimostrare le sue capacità di attore. Meglio dunque che il belloccio ritorni dietro la mdp, magari con un altro film del valore di “Gone baby gone”. Se inizialmente nel film i due attori principali dovevano essere Eward Norton (Cal McAffrey) e Brad Pitt (Stephen Collins), è soltanto Affleck a far sentire la mancanza della scelta originale, caduta a causa di problemi con la produzione ed impegni lavorativi. Buona la scelta del resto del cast: Jason Bateman nell’inconsueto ruolo di PR dall’aspetti poco limpido appare convincente; Rachel McAdams, blogger determinata e pronta a carpire gli insegnamenti di Cal, soffre la continua presenza di Crowe anche se la sua prova offre momenti positivi; affascinante nella sua non più giovane erà è invece Robin Wright Penn, l’attrice trasmette tutto il dolore e la dignità di una moglie tradita dal politico di turno in un interpretazione che ricorda molto Hillary Clinton durante lo scandalo Lewinsky. Ottima la fotografia dai toni scuri di Rodrigo Prieto. Il direttore della fotografia messicano, fedele al regista Alejandro González Iñárritu, adotta per “State of play” due diverse tecnologie: il digitale per le riprese dell’ambiente politico, algido e manierato e l’analogico per le parti che vedono protagonisti Cal ed il suo mondo dinamico, molto legato alla tradizione.
“State of play” è un thriller che rispetta i canoni del genere, solida l’esposizione narrativa anche se in alcuni punti l’intreccio risente di una lieve complessità. Due ore di cinema che scorrono molto piacevolmente.

Voto: 7,5



FONTE

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